Situata a Lainate, in provincia di Milano, Villa Litta si presenta ancora oggi come splendido esempio di villa aristocratica costruita con gusto e piena di decori per rendere agli ospiti una piacevole permanenza.
La costruzione della villa si deve a Pirro I Visconti Borromeo che verso il 1585 diede una funzione prevalentemente ludica al suo possedimento lainatese sino ad allora destinato all’agricoltura.
Pirro I si avvalse della collaborazione dell’architetto Martino Bassi, degli scultori Francesco Brambilla il Giovane e Marco Antonio Prestinari, dei pittori Camillo Procaccini, Pier Francesco Mazzucchelli detto il Morazzone, Giovanni Battista Volpino e Agostino Lodola.
Il marchese Pompeo Litta, nipote di Giulio Visconti Borromeo, dal quale ereditò la Villa nel 1750, attuò grandi lavori di sistemazione scenografica, moltiplicando gli effetti prospettici, creando quinte e fondali, costruendo ex novo la facciata del Ninfeo e avvalendosi dell’opera di scultori quali Donato Carabelli, Pietro Santostefano e dell’architetto e pittore Francesco Levati.
Agli inizi del XIX secolo, trasformata la parte nord/ovest in giardino paesaggistico o all’inglese, ebbero grande sviluppo le sperimentazioni botaniche in serra, fino a quando il declino della famiglia Litta, parte attiva nei moti per l’Unità d’Italia, condusse, nel 1866, alla acquisizione della Villa al Demanio statale. La villa è visitabile tramite visite guidate tutto l'anno ed è sede di particolari eventi culturali. Per informazioni visita il sito Amici di Villa Litta.
I palazzi
La villa è costituita dal Palazzo del cinquecento, dal Palazzo del settecento e dalla Corte d'onore. Dalla corte, sul lato sinistro si erge maestosa la costruzione settecentesca in mattoni a vista. Tale imponenza riduce il valore della parte più antica sul lato di fondo, caratterizzato da un edificio a pianta rettangolare, a due piani, senza particolari elementi decorativi, impostato su porticato architravato retto da colonne di granito rosa disposte a coppia. Dal porticato del palazzo cinquecentesco si accede ad uno scalone che conduce al piano superiore. Le radicali modificazioni avvenute nel corso dei secoli hanno cancellato ogni motivo di interesse. Al piano terra, da una stanza a pianta circolare, inscritta in un quadrato, con nicchie all'intorno e coperta con una cupola raffigurante Mercurio, opera attribuita al Morazzone, si accede a locali che presentano alle pareti a sulle volte affreschi del tardo Cinquecento lombardo. Con l'inizio del XVIII secolo la villa di Lainate viene ampliata ad opera della famiglia Litta con l'aggiunta del corpo di fabbrica occidentale in mattoni di cotto a vista.
Il nuovo palazzo, dell'altezza di tre piani, ha la pianta a forma di leggera U rivolta verso il teatro naturale, mentre la facciata rivolta alla corte d'onore presenta, al piano terra, un portico a tre arcate.
Il piano nobile è caratterizzato invece dal grande Salone delle Feste, dell'altezza di due piani, con balconate per i musici sorrette da telamoni.
Il Ninfeo
Oltre alla villa particolare pregio è dato dal Ninfeo costituito da una successione di sette spazi (alcuni a grotta artificiale) e di dodici stanze. Il fronte sud del Ninfeo è costituito da lunghe pareti rivestite da incrostazioni di travertino e arricchite con statue in stucco. Due balaustre in pietra viva conducono all’atrio d’accesso al Ninfeo. L'ambiente centrale a forma di ottagono, chiamato Atrio dei Quattro Venti, è caratterizzato da quattro nicchie angolari rivestite di travertino che racchiudono altrettante vasche e che un tempo contenevano statue in bronzo raffiguranti i venti. Nella fascia mediana delle pareti sono collocate quattro statue in stucco raffiguranti le stagioni e due statue raffiguranti Venere con accanto un delfino e Mercurio. Gli ambienti sono unici e quasi interamente rivestiti di moisaici di ciottoli tondi bianchi (quarzo) e neri (calcare) disposti a comporre complicati intrecci di motivi geometrici e floreali.
I giochi d'acqua
La particolarità del ninfeo sono i giochi d'acqua. L'impianto idraulico, che coglieva la geniale intuizione dell'ingegnere militare Agostino Ramelli, utilizzava la meccanica di un pozzo e non la forza idraulica di un torrente o di una cascata, come comunemente accadeva negli "edifici di frescura" dell'epoca.
Sul fronte meridionale del Ninfeo, quattro gradoni che conducono al Pronao si animano di spruzzi improvvisi. Cascate d’acqua sgorgano dai rivestimenti di tufo e dalle allegorie dei fiumi, mentre zampilli muovono una fontanella all’ingresso e un divanetto in pietra ai piedi della magnolia. Gli spruzzi giungono nelle sale da ogni dove per creare stupore ed allegria. I getti erano regolati da 7 persone nascoste che aprivano i rubinetti a comando del padrone di casa. Anche queste postazioni avevano il getto d'acqua che veniva azionato dal padrone se i servi non eseguivano i suoi comandi.
Il parco
Il parco di circa 3 ettari è strutturato simmetricamente, il suo massimo pregio è la fontana barocca di Galatea e di Nettuno. Sono presenti anche le serre degli "anenassi" dei "semplici" e degli "agrumi" che fornivano frutta esotica.