La guerra dei Trent'anni mise in crisi gli stati europei, la Germania ne risentì in modo particolare ma anche Francia e Spagna furono scosse da rivolte e guerre civili.
La Spagna dovette far fronte alla rivolta indipendentista catalana, all’indipendenza del Portogallo e alla rivolta napoletana guidata da Masaniello. Queste rivolte ebbero come causa l’aumento delle tasse con conseguente crisi economica che spinse i movimenti autonomisti a ribellarsi alla corona.
La rivolta dell’Italia meridionale
Nel regno di Napoli l’enorme pressione fiscale e militare aveva spinto il popolo contro l’aristocrazia e la borghesia e di conseguenza contro il dominio spagnolo che aveva dato mano libera al baronaggio per aver appoggio nella speculazione finanziaria e nel reperimento delle risorse dello stato. La conseguenza di queste politiche aveva portato il popolo ad un misera vita indigente che presto sfociò in sommossa.
La proclamazione della repubblica e la fine della rivolta
La rivolta antispagnola fu appoggiata dalla Francia, che aiutò anche la rivolta catalana e portoghese, Mazzarino però non diede il sufficiente aiuto militare lasciando comunque andare nella rivolta l’avventuriero Enrico di Guisa che nell’ottobre riuscì a proclamare la Repubblica che però cadde nell’aprile del 1648 sotto i colpi dell’armata spagnola e dei baroni.
La sommossa di Masaniello
Anche questa sommossa aveva preso spunto da una nuova gabella del 1647 sulla vendita della frutta a Napoli, la rivolta fu capeggiata dal pescivendolo Masaniello guidato da un vecchio cospiratore, l’abate Giulio Genoino e altre persone che guidarono la rivolta durata ben 9 mesi.
Masaniello di fatto fu ucciso dopo solo una decina di giorni ma la sua morte, eseguita da un sicario del vicerè, non sopì affatto la rivolta ma anzi la ingrosso facendo di lui un mito.
Masaniello capopolo
Tommaso Aniello d’Amalfi nacque a Napoli nel 1620; figlio di un pescivendolo, serviva nobili e borghesia nell’affollato mercato del pesce tra soprusi ed abusi dedicandosi anche al piccolo contrabbando.
Nel giugno del 1647 Masaniello istruito da Genoino e con il compito di addestrare truppe di sommossa, iniziò la rivolta allorchè attaccò le postazioni regie per il pagamento della gabella della frutta. Il successo di questa rivolta animò il popolo che vedeva la possibilità di migliorare la propria condizione e sottrarsi al pesante giogo dell’aristocrazia. Masaniello con il suo atto assurse al ruolo di duce che si faceva grande con il suo coraggio dinnanzi al potere.
Il vicerè visto il successo della rivolta in prima battuta accetta e concede al popolo le rivendicazioni ma presto lavora per sbarazzarsi di Masaniello e del pericolo che porta in se.
Invitato a feste e palazzi si cerca di farlo inimicare al popolo stesso, arricchendolo di doni ed anche facendolo passar per pazzo drogandogli il vino finchè viene ucciso.
La rivolta però non finisce e ed anzi si inacerbisce. I funerali del povero Masaniello furono celebrati alla stregua di quelli di un generale con sfilata notturna sotto palazzo reale.
Il mito di Masaniello
La rivolta del popolano divenne presto un mito in tutta Europa, l’idea che un pescivendolo potesse guidare una rivolta contro il potere aristocratico eccitava la fantasia del popolo e creava orrore e paura dei potenti.
Fino e dopo la rivoluzione francese Masaniello ricorre negli scritti e nella storia con diverse sfumature come per esempio la leggenda della pazzia che gli avrebbe provocato il potere. Faceva comodo al potere far credere che un popolano non avrebbe potuto governare e si creò la leggenda che diventato capo del governo divenne pazzo e incapace di gestire il potere che gli aveva dato alla testa.