Così come l’uomo anche la donna nel suo abito manifesta un ideale eroico. Il conflitto non è contro i nemici esterni della religione o della nazione, ma principalmente di donna con se stessa, con la propria intrinseca cattiva natura. Il suo abbigliamento segue perciò gli stessi schemi di costruzione di quello maschile, derivato dall’armamento. La figura è spezzettata in tante parti, i pezzi più importanti sono in qualche modo irrigiditi. Ma le esagerazioni delle forme, la divaricazione fra l’aspetto effettivo delle membra e la loro apparenza, sono ancora più evidenti e volutamente accentuate.
La donna, in ogni momento della sua giornata, è posta di fronte al suo modello primario, l’uomo, preposto alla sua guida e al suo controllo. Gli attributi specifici del sesso tendono a essere cancellati alterati dal disegno complessivo della figura.
Il corpo negato
Il seno viene negato, gli abiti vengono tagliati come se non esistesse affatto. I busti da questo momento diventano un indumento necessario del guardaroba, oltre a tenere erette le spalle e la colonna vertebrale, sembrano concepiti anche per lo scopo di dar foram al vestito..
La funzione primaria delle mammelle, l’allattamento dei bambini, è abbandonata come un’attività animalesca: le donne di condizione sociale superiore affidano i loro nati a balie provenienti in genere dai ceti sociali più bassi, che svolgono un compito ritenuto degradante.
Se la naturalità è considerata come una dimensione negativa dell’essere umano, perché rammenta la condizione originale del peccato in cui l’uomo è caduto a causa della debolezza della sua compagna tanto più va' negata alla vista e alla considerazione la parte inferiore del corpo femminile.
Il successo della faldiglia, di origine spagnola, come sottostruttura con cerchi rigidi che sorregge il tessuto delle vesti, ha diverse ragioni che giustificano il suo imporsi, fra le quali la possibilità di dimostrare, attraverso il dispiegamento di materiali preziosi su ampie superfici, la propria posizione nella scala sociale ma crea una gabbia, una forma di prigione in cui le gambe vanno rinchiuse per essere cancellate dai propri e dagli altrui pensieri.
La forma e portamento
Due sono le cesure importanti che appaiono sull’immagine femminile: la vita, assottigliata dalla punta che scende sul ventre, separazione fra la parte spirituale e quella terrena del proprio io; e il collo, separazione fra la ragione eterna, la testa, e la carne mortale. I collari o gorgere producono una scissione ottica della figura e impedendo di fatto piegamenti, non consentono che una vista parziale e difficoltosa di quella parte di se stessi che deve essere superata.
Questo modo di abbigliarsi, macchinoso e ideologizzato, ha il fine di educare gli atteggiamenti e il comportamento della persona, costringendo a gesti misurati e controllati, pieni di quella grazia che entrerà a far parte dei valori importanti che regolano le relazioni sociali.
L'uso del busto e del corsetto, che stringe con forti lacci in vita per dar forma al corpo, determina anche una deformazione fisica che con gli anni, e soprattutto se applicata fin in giovane età, diventa permanente.
Il corpo si modifica e plasma per assumere l'ideale di bellezza delle donne, con il seno e le spalle aperte e ampie e la vita esile come le vespe. Così stretto il torace comprime i polmoni e la respirazione diventa difficile ed anche il cuore ha poco spazio.
La moda francese
Nei primi decenni del Seicento il primato della moda passa alla Francia e la dicotomia fra essere e dover essere viene addolcita. Il guscio protettivo dentro cui rinchiudersi, formato da busto e faldiglia rimane come un doppio supporto: interno, come sostegno di un abito la cui funzione apparente è quella di appoggiarvisi sopra in modo decorativo; esterno, come struttura portante di un corpo che sembra incapace di reggersi da solo.
Tutto il rococò con i suoi fiorellini minuti, con i suoi colori nitidi e gai, sembra ispirarsi alla primavera: anche il tipo ideale della donna è quello dell’adolescenza, quando la bellezza sembra ancora in boccio, e il rigoglio della femminilità non trionfa più come nel Seicento. Ma è pure evidente in questo ideale fisico un maggior risalto dato all’espressione, all’intelligenza, allo spirito, alla finezza, anche se queste doti si esprimono un po’ convenzionalmente nella grazia manierata di un sorriso o di un gesto, nella scioltezza dell’andatura, nella viva civiltà della conversazione, non sempre esente da una galanteria piuttosto libera.
Allentatasi la morsa del rigido moralismo spagnolo, le scollature si aprono e scendono a mostrare il seno, pur compresso entro l’immancabile busto steccato; le sete, invece di essere pesanti e cariche di decorazioni, cadono dai fianchi sensuali e le pettinature dall’aspetto disfatto con i riccioli liberi che scendono lungo il collo.
Nella moda francese la corazza indossata sotto le forme fantasiose degli abiti invece di educare a comportamenti virtuosi, provoca effetti contrari: il contrasto fra la durezza delle linee artificiali e la morbidezza della carne lasciata vedere, divenendo arma di seduzione. Tutto l’erotismo occidentale si fonda su questo divario fra ciò che si vede e ciò che si può solo immaginare, fra la realtà nascosta e le sue forme svianti o allusive di manifestazione. Sono gli abiti dégagés, di chiara ispirazione orientale, sciolti e spesso aperti davanti sul busto steccato che accentuano maliziosamente il contrasto. Appaiono nella metà del Seicento, nei primi anni del Settecento nati per essere portati nell’intimità domestica, sono subito sentiti come causa di disordine e rilassatezza dei costumi.
Per contrastare la carica eversiva della nuova moda francese l’abito diventa abito da cerimonia, con pieghe non libere, ma rigide e irreggimentate, con superfici spianate con la vita fortemente segnata sul davanti.