Il tacco, un'invenzione barocca
L'elemento che nell'immaginario collettivo è maggiormante associato alle calzature dei sceoli XVII e XVIII è senza dubbio il tacco. In un periodo in cui la moda aveva come precipuo scopo quello del meravigliare, dello stupire e di creare effetti teatrali, elevando la figura e donando un portamento elegante e manierato il tacco diventa vero protagonista. Anzi, molto di più...il tacco è una vera "creatura" del barocco.
Prima del 1600 non esisteva alcun tipo di vero tacco in uso: verso la fine del 1500 vennero prodotti alcuni piccoli tacchi di legno o di sughero mentre prima di questo periodo gli spezzoni di sughero, a forma di piani inclinati, o di fogli di cuoio che erano stati provati ebbero un successo molto limitato poiché creavano grandi difficoltà di movimento.
Ma prima ancora che ad esigenze estetiche, il tacco era la risposta a problemi di ordine pratico: alla fine del '500 entrano in uso,sopratutto in Italia, altissime piattaforme in legno o sughero che venivano nascoste dalle donne sotto le lunghe gonne e in cui veniva infilato il piede calzato in una pianella di pelle. Questi zatteroni avevano lo scopo di rendere la donna più alta (doveva raggiungere la stessa altezza del proprio cavaliere, cappello compreso) e di preservarla dall'inzaccherarsi nelle strade. All'inizio del '600 ciabatte in legno dotate di tacchi e dette alla point levis venivano indossate allo stesso scopo igienico anche dagli uomini sopra le scarpe in stoffa utilizzate nelle occasioni formali.
La comparsa dei primi veri tacchi in legno che caratterizzavano gli alti stivali con rimbocco in uso nel primo '600, coincise con la scomparsa di ogni altro pseudo tacco e le esigenze di ancorarlo saldamente alla suola contribuì alla nascita del concetto di calzatura moderna, più durevole e composta da svariati materiali. Per sopportare l'attrito dovuto alla presenza del tacco, le suole dovettero essere ispessite e fissate al cuoio con chiodature in legno o metallo.
Destra e sinistra...per me pari sono!
La comparsa del tacco creò anche un altro problema: prima del XVIII le scarpe erano sempre state realizzate su forme prima in legno e poi in metallo, ch riproducevano le sagomature del piede destro e sinistro. La presenza del tacco impose la creazione di suole "standard" e non differenziate, inaugurando una stagione che durò praticamente fino agli anni '20 del '900, quando entrarono in voga nuovi sistemi di fresatura.
Il poter indossare indifferentemente una scarpa sul piede sinistro o sul destro dava dei vantaggi economici: quando cominciavano a consumarsi in determinati punti, le scarpe potevano essere scambiate; ai militari venivano date in dotazione 3 scarpe, per poter sostituire quella che delle due inevitabilmente si sarebbe consumata prima. Ma anche problemi di demabulazione e stabilità :non era facile muoversi disinvoltamente con tomaie rigide e non sagomate che in alcun modo assecondavano le naturali flessioni del piede.
Il tacco come "status symbol"
Ancora oggi vengono prodotte calzature con un tacco a rocchetto sagomato e sinuoso, detto alla Luigi. Il personaggio in questione è nientepopodimenoche Luigi XIV re di Francia, il Re Sole, che rese questi tacchi popolarissimi sia per gli uomini che per le donne. Abbandonato l'onnipresente stivale dei suoi padri, il sovrano più alla moda della storia calzava in abbinamento alle eccentriche rhingrave e su calze di seta colorate scarpe in pelle dalla caratteristica punta tronca e squadrata, composta da un'ampia lingua di pelle centrale, chiusa da due fettucce laterali.
Quando il re prese il vezzo di rivestire di pelle rossa i suoi tacchi, anche i più modaioli dell'altissima nobiltà lo imitarono: la scarpa era diventata una status symbol, un oggetto di desiderio e ostentazione perfettamente barocco.
Nella seconda metà del XVII secolo l'arte della calzatura si era evoluta, creando ai piedi dei nobili veri e propri capolavori di ricamo e tappezzeria: la punta, affusolata e quasi ricurva nelle ciabattine da donna, era tornata in voga e le scarpe di alto livello erano tutte rivestite in seta, ornate da fiocchi e fibbie preziose, coperte di fitti ricami simili ad arazzi.
Il tacco è un vero emblema del barocco, onnipresente ai piedi di donne, uomini, bambini e persino dei ballerini che danzavano i balletti di Lully per la gioia del re.
Le follie del rococo
Nel XVIII secolo il tacco Luigi assume una forma più squardata e meno sagomata, nelle calzature da uomo come in quelle da donna, che tuttavia continuano ad essere decorate da ricche fibbie e rivestite con stoffa abbinata a quella dell'abito. Per camminare all'esterno vengono indossate con pattine in legno.
L'esigenza di far apparire il piedino (delle dame ma non solo) il più piccolo possibile, minuscola e malsicura base di appoggio per una montagna di stoffe, sottane, parrucche e cappelli, diffonde la moda di fissare il tacco alla suola non in corrispondenza del bordo del tallone (dove sarebbe naturale), ma quasi in mezzo alla suola. Il risultato è una calzatura con cui è quasi impossibile mantenere una posizione eretta e di equilibrio: le donne camminano o per meglio dire arrancano curve in avanti, a passi minuscoli e nient'affatto spediti, appoggiandosi a bastoncini da passeggio che hanno ben altro valore che quello estetico.
Verso la metà del secolo il tacco si alza vertiginosamente e si assottiglia, tanto che a volte la punta delle scarpe o delle ciabattine a sabot, rimaste molto in voga, riesce a malapena a toccare il terreno: chiaro segno che la scarpa è mal bilanciata, essendo il tacco quasi più lungo della scarpa stessa.
Camminare? Impresa più che ardua ma possiamo a buon diritto considerare queste calzature le antesignane delle nostre decoltèe "a spillo", simbolo di femminilità e sensualità...d'altronde a più di 300 anni di distanza quale donna non farebbe follie per le scarpe più alla moda?