Il liuto è uno strumento dalle antiche origini che vede il suo approdo in Europa nel medioevo.
L’etimologia sembra derivi dall’arabo al ud e in tutte le lingue europee le differenze sono minime, dal gotico liuth al celtico lauda.
Probabilemente questo strumento deriva da un analogo strumento arabo arrivato in Sicilia verso l’anno mille ed in Spagna nel periodo di occupazione araba. Nel rinascimento questo strumento incrementa la sua popolarità sia a corte che nei paesi diventando un indispensabile strumento di accompagnamento. E’ un antesignano della chitarra ma ne diverge sensibilmente sia per le peculiarità costruttive sia per il suono e l’uso.
Nel video vediamo l'esecuzione con la Tiorba, un liuto con più corde basse
Così ne parla Johannes Tinctoris teorico medioevale:
il liuto "è uno strumento formato da un legno concavo sul modello della testuggine, con una apertura situata quasi nel centro e un lungo manico sopra cui sono tese le corde, in maniera regolare dalla parte inferiore proprio sotto l'apertura fino alla parte superiore [del manico].
Il suonatore non solo lo sostiene con la mano sinistra, ma nello stesso tempo con pressione delle dita [sempre della mano sinistra] preme o solleva le corde.
Anche l'altra mano sia con le dita che col plettro percuote le stesse corde" e a proposito del suo uso "l'utilizzazione del liuto avviene presso di noi nelle feste, nelle danze, nei banchetti e nei ricevimenti privati".
In periodo barocco si perfeziona e si impreziosisce sia per la qualità dei legni e delle meccaniche che ne aumentano sia la qualità sonora che l’affidabilità, sia per le decorazioni ed incisioni che lo rendono particolarmente ricercato, come del resto qualsiasi cosa nel seicento e nel settecento.
A fianco del liuto nascono altri strumenti di accompagnamento che aumentano lo spettro tonale come per esempio i chitarroni che sono dotati di lunghi manici e lunghe corde per tenere le note basse.
Generalmente questo strumento monta 5 corde doppie mentre la più alta di tono rimane singola, questo per aumentare il volume scarso dello strumento. In periodo barocco le corde aumentano fino a 13 aggiungendo sempre più bassi.
Il chitarrone e la tiorba si svilupparono nell'ultimo quarto del XVI sec. dai tentativi di aggiungere dei bassi efficaci al liuto, questo per la necessità di avere a disposizione uno strumento a pizzico che unisse alle caratteristiche positive del liuto, quali la maneggevolezza e il timbro particolarmente adatto all'accompagnamento della voce, una maggiore potenza nei bassi e un suono più prolungato. Entrambi questi problemi potevano essere risolti allungando il diapason delle corde tastate e aggiungendo dei bordoni tesi al di fuori della tastiera, da usarsi come bassi fondamentali.
Com'è fatto un liuto?
Il liuto si compone di 8 parti principali:
1) la cassarmonica o guscio, costituita solitamente da 3 spicchi dette doghe, incollate tra di loro e separate da filetti decorativi a contrasto. I legni più utilizzati per la costruzione delle casse dei liuti sono l'acero, il palissandro e il tasso.
2) La tavola armonica, sulla quale è incollato il ponticello (anticamente detto scanello) al quale viene fissata una delle estremità delle corde. La tavola armonica, realizzata quasi sempre in in abete, è solitamente decorata con una rosetta intagliata che ha lo scopo di migliorare la propagazione del suono e l'estetica, aspetto mai trascurabile negli strumenti antichi.
Sul lato interno della tavola armonica sono incollate delle sbarrette di legno dette catene o barre che hanno lo scopo di rinforzarne la tenuta e la resistenza alla tenuta delle corde. Sono inoltre responsabili della propagazione del suono su tutta la superficie della tavola stessa tanto che l'incatenatura incide per oltre il 50% sul volume e la sonorità di un liuto.
3) Il manico, su cui è fissata la tastiera e attorno al quale vengono annodate delle corde in budello che delimitano i tasti. Negli strumenti a corda antichi come liuto, tiorba, chitarrone, chitarra barocca, i tasti erano mobili e permettevano ad ogni strumentista di decidere, a seconda del suo stile e della sua manualità, la distanza tra un tasto e l'altro. Ovviamente erano soggetti a consunzione e dopo essere stati “rivoltati”, cioè allentati e girati intorno al manico di modo che la parte che prima si trovava a contatto della tastiera andasse a contatto del retro del manico e viceversa, dovevano essere sostituiti. Oggi invece sono costituiti da barrette metalliche fissate sulla tastiera, più resistenti e durature.
4) Il capotasto, ovvero una barretta in legno o in osso incisa con i solchi entro cui scorrono le corde.
5) I piroli o bischeri, le piccole chiavi attorno alle quali si arrotolano le corde per tenerle tese. Regolando la tensione è possibile accordare il liuto.
6) La paletta, detta anche cavigliere ovvero la scatola triangolare nella quale sono infilati i piroli.
7) Le corde, in origine fatte in budello e poi via via rimpiazzate, nel corso del XVIII secolo, da quelle i metallo, più resistenti e più adatte a mantenere l'accordatura. Nell'incordatura del liuto le corde semplici vengono dette cori mentre le coppie di corde sono dette ordini.
Tra 500 e 600, i migliori cordari al mondo erano considerati quelli di Roma, talmente potenti e numerosi da essere riuniti in una corporazione apposita.
Le loro corde, dette “romanesche” avevano un suono unico e particolarmente apprezzato grazie alla giovane età del bestiame impiegato e ad una lavorazione molto lunga, che richiedeva sino a 50 budelli essiccati per ogni corda.
Come si suona il liuto?
Il liuto medioevale si suonava utilizzando un plettro di legno o osso oppure con una tecnica “mista” di plettro e polpastrelli, che permetteva di eseguire anche semplici polifonie oltre a brani monodici (con una sola linea melodica).
All'inizio del '500 si adottò la tecnica di soli polpastrelli per suonare il liuto e gli strumenti analoghi: la possibilità di eseguire polifonie molto complesse segnò la nascita di una letteratura musicale appositamente scritta per il liuto.
Le trasformazioni del liuto tra 500 e 600
In concomitanza con l'affermarsi della tecnica a polpastrelli si diffuse il liuto a 6 cori: questo tipo i strumento, che si affermerà durante il XVII secolo, presentava una corda acuta singola (detta cantino) e le altre 5 corde doppie accordate per intervalli.
Questo tipo di accordatura permetteva di eseguire sul liuto polifonie anche molto articolate, ma con l'evolversi della scrittura musicale verso livelli di complessità sempre più elevati, alla fine del '500 si sperimentarono liuti a 7 , 8 e persino a 10 cori.
All'inizio del XVII secolo il liuto entra nella sua fase di massimo splendore e diventa lo strumento polifonico più diffuso. Il gran numero di dipinti dell'epoca che ritraggono sonatori di liuto di ogni età e classe sociale testimoniano la suo fortuna in ogni contesto, dalle corti alle osterie: era leggero, trasportabile e maneggevole, utilizzabile anche dai giovani e dalle donne; da solo poteva fungere da versatile strumento solista o accompagnamento per la danza o per una o più voci, mentre in ensemble poteva ricoprire il ruolo di continuo, basso di bordone o “ripieno”.
Il liuto barocco e i liuti attiorbati o arciliuti
La letteratura per liuto della prima metà del XVII secolo era sempre più ricca e virtuosistica: per sperimentare nuove possibilità sonore si affermarono i liuti barocchi, con 11 cori e accordatura in re minore, che permetteva di produrre nuovi tipi di accordi mai sperimentati prima con quello strumento (accords noveaux ).
Per inserire altre corde e poter eseguire polifonie sempre più complesse, nel '600 conobbero grande diffusione i liuti attiorbati, che presentavano un secondo manico molto lungo sul quale erano montate le corde più gravi, suonate esclusivamente a vuoto (usate senza tasti, producevano unicamente il suono per cui erano state intonate).
Di solito, i liuti attiorbati montavano 6 o 7 cori sul manico normale e 6 o 8 cori gravi sul manico aggiuntivo. Se le corde montate sul secondo manico erano singole, lo strumento era chiamato arciliuto. Dall'arciliuto si originò anche il chitarrone o tiorba, costruito nello stesso modo ma di dimensioni più grandi. All'inizio del '700 si aggiunsero altri due cori al liuto barocco, ma lo strumento era già in una fase di declino, sostituito dalla chitarra come strumento solista e d'accompagnamento e dal cembalo come continuo.
Ecco cosa dice il liutista Piccinini: “l'origine del chitarrone va ricercata nella pratica dei liutai bolognesi di costruire liuti molto grandi, che venivano intonati talmente alti che la prima corda, non potendo arrivare così alta vi posero invece di quella un'altra corda grossa accordandola un'ottava più bassa, il che riusciva per quell'effetto benissimo, come oggidì ancor si usa. Questi liuti grandi erano usati originalmente per accompagnare nei consort i liuti più piccoli; poi, negli ultimi decenni del secolo cominciando a fiorir il bel cantare parve a quei virtuosi, che questi liuti grandi, per esser così dolci, fossero molto a proposito d'uno che canta, per accompagnamento; ma trovandoli molto più bassi del bisogno loro, furno necessitati fornirli di corde più sottili tirandoli in tuono commodo alla voce. E perché le seconde non potevano arrivare con l'essempio dell'altra corda le accordorno un'ottava più bassa; e così ebbero il loro intento, e questo fu il principio della tiorba, ovvero chitarrone”.