Tra gli strumenti che attraggono la mia curiosità la glassarmonica è sicuramente tra i primi, non fu proprio strumento barocco ma sicuramente rococò. La sua invezione si deve all'americano Benjamin Franklin, che pensò bene di riuscir a far suonare il vetro producendo uno strumento che migliroasse, e di molto, quanto altri facevno con bicchieri di vino . Il principio è semplice, il vetro se strofinato emette un suono che può esser modulato a seconda della fattura dello stesso. La glassarmonica si presenta come un insieme di bicchieri uniti nel mezzo da un perno su cui ruotano, le dita strusciando la superfice esterna creano un atrito sufficiente a far vibbrare il vetro che emette un onda sonora. Il suono è molto particolare, armonioso, dolce e delicato, seducente. Da notare una particolarità rispetto gli strumenti del settecento, non andava mai accordato. Di seguito ne faccio una breve storia a partire dalle considerazioni del fisico italiano più famoso.
Lo studio di Galileo
Nel luglio del 1633, a Siena, Galileo comincia a mettere insieme i materiali per la stesura dell'opera. Nel 1635 viene pubblicata a Strasburgo una traduzione in latino dei Discorsi, per i tipi di Matthias Bernegger. Nel maggio del 1636 l'editore Louis Elsevier fa visita a Galileo in Arcetri e acconsente alla pubblicazione del saggio in lingua italiana.
Cosi dice Galileo: Quest'ondeggiamento che si va distendendo per l'aria, muove e fa vibrare non solamente le corde, ma qualsivoglia altro corpo disposto a tremare e vibrarsi sotto quel tempo della tremante corda; sì che se si ficcheranno nelle sponde dello strumento diversi pezzetti di setole o di altre materie flessibili, si vedrà, nel sonare il cimbalo, tremare or questo or quel corpuscolo, secondo che verrà toccata quella corda le cui vibrazioni van sotto 'l medesimo tempo: gli altri non si muoveranno al suono di questa corda, né quello tremerà al suono d'altra corda. Se con l'archetto si toccherà gagliardamente una corda grossa d'una viola, appressandogli un bicchiere di vetro sottile e pulito, quando il tuono della corda sia all'unisono del tuono del bicchiere, questo tremerà e sensatamente risonerà. Il diffondersi poi ampiamente l'increspamento del mezzo intorno al corpo risonante, apertamente si vede nel far sonare il bicchiere, dentro 'l quale sia dell'acqua, fregando il polpastrello del dito sopra l'orlo; imperò che l'acqua contenuta con regolatissimo ordine si vede andar ondeggiando: e meglio ancora si vedrà l'istesso effetto fermando il piede del bicchiere nel fondo di qualche vaso assai largo, nel quale sia dell'acqua sin presso all'orlo del bicchiere; ché parimente, facendolo risonare con la confricazione del dito, si vedranno gl'increspamenti nell'acqua regolatissimi, e con gran velocità spargersi in gran distanza intorno al bicchiere: ed io più volte mi sono incontrato, nel fare al modo detto sonare un bicchiere assai grande e quasi pieno d'acqua, a veder prima le onde nell'acqua con estrema egualità formate, ed accadendo tal volta che 'l tuono del bicchiere salti un'ottava più alto, nell'istesso momento ho visto ciascheduna delle dette onde dividersi in due; accidente che molto chiaramente conclude, la forma dell'ottava esser la dupla.
Benjamin Franklin inventa la Glass Armonica
Benjamin Franklin (1706-1790) fu un uomo erudito e profondamente itelligente tanto da applicarsi con profitto in molte attività. Il suo interesse per la musica lo ha portato a studiare la fisica del suono e a suonare con gran passione ed abilità la viola da gamba, spesso anche in concerto. Nel 1743 Richard Pockridge costruì un “Organo Angelico” formato da una serie di bicchieri da vino intonati tanto da poter suonare Water Music di Handel. Nel 1761 Franklin viveva a Londra ed ebbe modo di assistere ad un concerto che molto lo impressionò: “ Dispose su un tavolo tanti bicchieri di differenti dimesioni e li intonò mettendo dentro acqua quanto la nota richiedeva. Il suono era creato facendo passare le dita sul bordo del bicchiere. Sfortunatamente perì in un incendio, con i suoi strumenti, in un incendio che bruciò la casa in cui viveva. Mr. E. Dalaval, uno dei più importanti rappresentanti della Royal Society, fece un imitazione di quanto sopra, sciegliendo migliori bicchieri e fu la prima che io sentii e vidi.”
Franklin ne fu ispirato e inventò un sistema migliore per suonare i bicchieri eliminando il problema dell’intonazione e dell’evaporazione dell’acqua, e chiamò la sua invenzione “armonica”. Lavorò con il vetraio Charles James trovando la giusta intonazione, riducendo gli spazzi ponendo infatti i bicchieri in orizzontale uno dentro l’altro, dal più grande al più piccolo.
Così scrisse Franklin: I vantaggi di questo strumneto sono che i suoni sono icomparabilmente più dolci di qualsiasi altro, possono essere suonati piano o forte a piacere a seconda della pressione più o meno intensa delle dita e protratto il suono molto a lungo a piacere; in oltre lo strumneto se ben intonato non necessità di nessun accordatura.
Durante la guerra di rivoluzione americana, l’inventore statista, si trovava a Versailles per convincere la Francia ad intervenire contro l’Inghilterra a favore delle colonie, e Franklin e la sua armonica fecero furore. Presto il nuovo strumento fu prodotto e divenne popolare sia in Francia che nel resto d’Europa, nella corrispondenza di Franklin si trovano referenze da Praga, Torino, Parigi e altre città dove veniva prodotto lo strumento. Crebbe una fabbrica con ben cento dipendenti per rispettare gli ordini di migliaia di acquirenti, perché tutti ne parlavano e Maria Antonietta stessa studiò lo strumento.
I compositori
Furono scritti ben 300 opere di musica classica per armonica a vetro i più famosi compositori furono Mozart e Beethowen. Nel 1773 Il diciassettenne Wolfang, con il padre, ascoltarono l’armonica a vetro a Vienna durante un concerto di Marianne Davis. Padre e figlio si innamorarono dello strumento e nel 1791, anno della morte compose due pezzi per armonica a vetro: l’Adagio in C (K356) e Adagio and Rondo for Armonica, Flute, Oboe, Viola, and Cello, K617.
Ludwig van Beethowen scrisse un melodramma per armonica, nel 1815, “Leonora Prohaska”. Problemi finanziari però non ne permisero l’esecuzione.Tra i compositori che scrissero per questo strumento ricordiamo: Donizzetti, Galuppi, Hasse, Haydn, Jommelli, Martini, Naumann, Reichardt, Rollig, and Richard Strauss.
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