L’organo è uno degli strumenti principali della musica moderna, le sue caratteristiche lo hanno reso idoneo a molte funzioni musicali. La peculiarità del suono e la modulazione capace di arrivare a imitare vari strumenti ed avere estensione musicale gli hanno consentito di avere un posto di primo piano sullo scenario musicale. A questo non bisogna tralasciare il suo aspetto monumentale che consente una gran variazione decorativa importante in periodo barocco quando il potere non solo si doveva sentire ma anche vedere.
Come funziona
Il principio fisico di funzionamento è elementare: una riserva d’aria prodotta artificialmente, con una data pressione, viene messa in comunicazione con una canna; il soffio d’aria si frange sulla bocca della canna mettendo in vibrazione la colonna d’aria contenuta nel cilindro formando il suono.
L’apparato che fornisce e tiene in riserva l’aria è chiamato manticeria; un secondo apparato, anche questo, è costituito dalla meccanica, è un insieme di parti che permette all’esecutore di far ‘parlare’ le canne: abbassando il tasto, si tendono una serie di leve e di fili metallici che aprono immediatamente una valvola posta entro il somiere; quest’ultimo è un cassone rettangolare che occupa tutta l’estensione dell’organo e sul quale sono poste le canne. Costruito in tavole di legno, racchiude dentro di sé una cavità dove si raccoglie l’aria proveniente dai mantici e una serie di valvole, ciascuna in comunicazione con un tasto, cioè con una nota. Fra questa cavità, chiamata secreta, e le canne, si trova ancora una serie di liste di legno, scorrevoli e perfettamente combacianti, che chiudono o aprono i singoli ordini di canne, dal suono più grave al suono più acuto, che costituiscono singolarmente i registri, comandati da leve poste accanto alla tastiera.
Intorno e sopra questa complicata macchina si apre finalmente il prospetto delle canne in stagno, la cassa, la struttura architettonica e decorativa. Le canne, che costituiscono il corpo sonoro dello strumento, sono in gran parte celate dietro le canne della facciata. È sufficiente il gioco di questi cilindri argentei, il disporsi, secondo la loro altezza e il loro diametro, in due o più gruppi simmetrici. Le canne sono costruite in stagno, in piombo o in leghe di questi due metalli, o anche in legno: si dividono in due gruppi, labiali o ad anima, quando la vibrazione sonora si forma sulla bocca; ad ancia, quando il suono è prodotto dal vibrare di una linguetta, all’in terno del corpo, ampliato quindi dalla canna a forma conica. L’altezza del suono, cioè la nota, è determinata dall’altezza della canna, per il primo gruppo, e qui intervengono leggi fisiche: quanto più la canna è alta, tanto più le vibrazioni si formano con una frequenza minore ed il suono è più basso; quanto più le canne sono corte tanto più il suono sale all’acuto. Nelle canne ad ancia, invece, la nota è determinata dalla lunghezza della linguetta, nascosta nel piede, e amplificata dai corpo della canna.
L’altezza delle canne può andare da un massimo di 10 metri e 40 centimetri ad un minimo di un centimetro: in effetti l’organo può coprire l’estensione di suoni più ampia di qualsiasi altro strumento. Se l’altezza della canna determina la nota, la qualità del materiale, il diametro, la forma della canna che può anche essere conica, il taglio della bocca più o meno alto o stretto, vengono a condizionare il colore, la qualità del suono; in questo modo si sono formati attraverso secoli di esperienza, svariatissimi gruppi di canne, legati dal medesimo timbro, che vengono chiamati registri.
I registri, questa serie di canne che corrispondono di regola all’intera estensione della tastiera, vengono raggruppati in registri di fondo, registri di mutazione e registri ad ancia; di solito vengono anche indicati con la misura della canna che emette il suono più basso: 8 piedi, quando il registro produce un suono corrispondente effettivamente alla nota scritta, e abbraccia la normale estensione della voce umana; 16 e 32 piedi, quando la nota è di una e due ottave più grave; 4, 2, 1 piede, quando la nota è di una, due o tre ottave più acuta. Tutti i registri possono essere costruiti in ogni misura, da 32 a2 piedi. A questi vengono poi ad aggiungersi i registri di mutazione, registri tipicamente solistici, i più brillanti dell’organo: sempre in unione con un registro di base, di regola di 8 piedi, questi rinforzano artificialmente i cosiddetti suoni ar monici dando per l’appunto una quinta, una terza o una delle ottave. Fra questi, che per determinati rapporti fra il diametro e l’altezza della canna possono apparentarsi alle famiglie dei flauti o dei principali, possiamo nominare il flauto in duodecima, registro tipico dell’organo italiano, simile al nazardo; il cornetto, la sesquialtera, questi ultimi meglio distinti come registri a mutazione composta poiché sono formati da più di una fila di canne che suonano contemporaneamente.
Strumento antichissimo certamente conosciuto dai latini, col nome di hydraulos, poiché la pressione dell’aria veniva fornita da un sistema di riserve d’acqua. Sembra che una tradizione costruttiva di questo strumento si sia mantenuta nel Medio Oriente, soprattutto a Costantinopoli, e quindi sia passata in Europa verso l’VIII secolo.
Nel Medioevo è già diffuso ed accettato nella prassi liturgica della Chiesa, e le testimonianze letterarie e figurative ci indicano la presenza contemporanea di due tipi di organo, più piccoli: il portativo e il positivo.
Il primo è chiamato così perché, appunto, aveva dimensioni minime e veniva portato dall’esecutore, che con la mano sinistra azionava il mantice e con la destra suonava sulla tastiera; il secondo aveva dimensioni maggiori ma poteva venire facilmente rimosso da un luogo e posato in un altro. Dalla descrizione che ci è pervenuta di un famoso organo, quello dell’abbazia di Winchester in Inghilterra, intorno al 980, sappiamo che tale strumento possedeva ventisei mantici, due tastiere, ciascuna di venti tasti:ma i tasti non erano leve simili alle nostre, bensì dei tiranti che sporgevano dal somiere e che una volta sollecitati, facevano suonare contemporaneamente una decina di canne; il suono non cessava finché l’organista non spingeva nuovamente dentro il tirante.
Con la fine del ‘300, cominciano ad essere attuate quelle modifiche essenziali come la suddivisione dei singoli ordini di canne in registri suonabili indipendentemente e contemporanea mente, e l’aggiunta di registri di a solo, con timbro diverso da quello del gruppo più antico dei principali con tutti gli armonici. L'aspetto visivo Col ‘500, la decorazione delle casse e delle facciate, rifacendosi ai molteplici schemi architettonici del Rinascimento, diventa più tipicamente italiana; tutti gli elementi strutturali quali le lesene, le colonne scanalate o decorate a racemi, gli architravi, le trabeazioni che si addossano alle strutture della severa architettura rinascimentale e tardo rinascimentale, passano a compartire le facciate degli organi, arricchendosi di festoni, di putti, nello splendore dell’oro sui fondi azzurri. La facciata di un organo italiano del Rinascimento si presenta ai nostri occhi come un arazzo architettonico:un disegno condotto dalla sgorbia di un formidabile artigiano del legno per racchiudere gli argentei cilindri di un sublime artigiano del suono.
In epoca barocca la decorazione dello strumento aumenta e muta come nella interpretazione ‘naturalistica’ inventata per l’organo della chiesa di Santa Maria del Popolo a Roma dal Bernini il quale ideò un tronco di quercia che sale con quattro rami dividendo in tre scomparti le canne dell’organo. In questo periodo in tutta Europa vengono costruiti organi davvero monumentali, enormi con canne alte e grosse come colonne che sporgono da ogni dove anche innanzi allo spettatore quasi fossero cannoni. Le tastiere ed i registri crescono tanto che per taluni organi son previsti più esecutori.
L'organo oggi
In questi ultimi decenni, sia il pubblico di musica barocca ma anche le istituzioni alle belle arti e un nutrito numero di appassionati, sempre più crescente, ha riscoperto il suono di questo antico strumento ascoltando opere originali, del seicento e settecento, suonate nei luoghi del barocco. A fianco di questa attività musicale ricca di suggetioni ed interessi, che fa riscoprire le opere dei grandi compositori del passato nella originarietà più intima dell'atto creativo, si affiancano abilissimi artigiani che costruiscono ancora organi e organetti seguendo gli antichi dettami, mantenendo viva una cultura ed una tradizione ricca di fascino ma anche di qualità.