Il primo a scorgere nella musica di Bach qualcosa in più della sola perfezione contrappuntistica fu Abert Schweitzer, medico,musicista musicologo,teologo luterano, filosofo,missionario e biblista (1875-1965). Sostenuto da una profonda cultura umanistica e teologica, a partire dal 1898 il medico si stabilì a Parigi per studiare organo con Charles Marie Widor.
L’iniziale rapporto insegnante allievo mutò presto in una feconda collaborazione. Attraverso la consulenza teologica di Schweitzer, il maestro francese divenne cosciente del rapporto tra musica e testo all’origine dei corali bachiani. Fino ad allora tale aspetto era rimasto in Francia completamente sconosciuto.
Schweitzer formulò le sue idee su Bach, intuendo sulla sola base del proprio istinto, la presenza di un vocabolario retorico tutt’altro che casuale. Riallacciò infatti i legami con la barocca teoria degli affetti, repressa a suo tempo dall’Illuminismo. Si esaminino a tal proposito le notevoli corrispondenze con la trattatistica antica riportate nelle note alla traduzione (citazione da: Dietrich Bartel, HANDBUCH DER MUSIKALISCHEN Fifurenlehre Laaber 1985). Dopo di lui,altri si premurarono di dare un fondamento documentario alle sue intuizioni, ma solo il fatto di averle formulate rimane forse, almeno in campo musicale, il merito maggiore del medico organista. L’Orgelbuchlein (Piccolo libro d’organo) è una raccolta di preludi corali a commento dell’anno liturgico luterano.
La sua estensione è generalmente collocata negli anni di Weimar ,tra il 1713 ed il 1716. Come si evince dall’autografo, Bach progettò inizialmente di coprire l’intero arco delle festività tra la domenica di Avvento e l’ultima domenica dopo la Trinità, ampliandolo inoltre con una sorta di appendice dedicata alla vita cristiana. Per motivi a noi sconosciuti, il compositore si limitò a scrivere soltanto 44 preludi dei 164 previsti. La finalità di questa raccolta non sembra essere esclusivamente pratica, bensì incentrata su una stretta simbiosi tra il testo e la sua espressione musicale.
Albert Schweitzer definì l’Orgelbuchlein "vero e proprio vocabolario delle figure retoriche". Qualora nel testo siano presenti gesti come discendere, innalzarsi o cadere immancabilmente Bach ne da la sua interpretazione musicale. In "Erstanden ist der heilge Christ" (Cristo Santo è risorto) il basso sembra raffigurare la vittoriosa ascesa dalla tomba.
Non meno caratteristica è in “Durch Adams fall ist ganz verderbt” (Per la caduta di Adamo tutto è perduto l’immagine dell’errore(passo Falso) compiuto dal progenitore dell’umanità.
Il caparbio incedere del basso ostinato nel corale pasquale “Heut triumphiret Gottes Sohn” (Oggi trionfa il figlio di Dio) rappresenta l’orgoglioso avanzare di Cristo dopo la vittoria sulla morte.
In “Wir Christenleut han jetzund Freud” (Noi popolo cristiano, siamo ora pieni di gioia) l’irrequieto ostinato del basso raffigura la Fede solida e mai vittima di incertezze descritta nel testo di questo corale natalizio.
Una simile metafora della forza della Fede si trova anche nei grandi preludi sopra “Wir glauben all an einen Gott” e “Jesus Christus, unser Heiland”. Nel preludio sopra “Herr Gott, nun schleub den Himmel aut” (Signore Dio aprimi ora il cielo ) il motivo sincopato del basso rappresenta la stanchezza
dell’esausto pellegrino ormai giunto alle porte del Paradiso.
Di non facile interpretazione è la figura continuamente ricorrente nel basso del “Puer natus in Bethlehem".
Essa rappresenta la genuflessione con cui i Re di Saba, descritti nel testo, omaggiano il bambino.
Una gioia altrettanto esuberante ma più intima è espressa da Bach attraverso i ritmi.
Come esempio citiamo il canto di lode di Simeone (Io muoio in pace e letizia).
In composizioni che in qualche modo esprimono pace e beatitudine celeste, si trovano solitamente temi caratterizzati dal motivo :
Si veda ad esempio il preludio sopra “Alle Menschen mussen sterben” (Tutti gli uomini devono morire ) che interpreta la fiduciosa attesa della futura beatitudine.
Singolare rimane il fatto che Bach, nel frontespizio, definisca l’Orgelbuchlein come una semplice raccolta didattica, tacendo la valenza simbolica di queste composizioni. Ciononostante, considerando l’evidente descrittivismo di ciascun pezzo, è impossibile che tutto questo sia frutto di un’operazione inconscia.
Ricordiamo come dalla penna del maestro non ci sia pervenuta alcuna affermazione sulle particolarità della sua arte. Nemmeno i figli Friedemann e Philipp Emanuel seppero riferire alcunché al biografo Forkel (1749-1818). Loro stessi vedevano nel padre unicamente un grande maestro della tecnica contrappuntistica. Le sole testimonianze in proposito sono tramandate oralmente da Johann Gotthilf Ziegler ,un allievo di Bach, che descrive come questi lo esortasse a suonare i corali secondo l’affetto delle parole. Basandoci su questi indizi possiamo dedurre come Bach considerasse l’elemento poetico quale componente talmente naturale della sua arte da non vedere alcuna necessità di pronunciarsi su di esso.