Il carosello alla corte di Francia
I caroselli equestri hanno origine italiana e in Francia furono introdotti in sostituzione dei tornei, vietati dopo l'incidente che nel 1559 era costato la vita al re Enrico II. Hanno sempre un tema allegorico e si basano su sequenze di coreografie e movimenti compiuti da gruppi di cavalieri a ritmo di musica.
Nel 1612 fu organizzato il famoso Carrousel Roman de Chavliers de la Gloire in stile italiano, in cui un corteo di macchine meccaniche, belve feroci ed esotiche, carri e cavalieri sfilò per festeggiare il fidanzamento di Anna d'Austria con Luigi XIII
Il re Sole, noto per la magnificenza delle sue feste, amava molto i caroselli e quello che fece allestire nei giardini della Grand Mademoiselle, davanti a Les Tuileries, nel 1662 è forse il più spettacolare di tutto il XVII secolo.
Abbiamo un resoconoto dettagliato di come si svolse l'evento, al quale assistettero circa 15000 persone e presero parte 1299 tra cavalieri e figuranti, grazie ad un libro illustrato realizzato per l'occasione dai prestigiosi incisori Israel Sylvestre e François Chauveau, dipinto da Jacques Bailly e intercalato dai testi di Charles Perrault, il famoso scrittore e favolista.
Al volume lavorò anche Henry de Gissey, l'autore dei bozzetti di tutti i sontuosi costumi del carosello. Fu pubblicato nel 1670 e fu la prima produzione a recare il marchio dell' "ufficio stamperia reale".
Esotici sapori...e vecchi dissapori
La Fronda dei nobili si è conclusa già da qualche anno con la vittoria della corona e il giovane sovrano, consigliato da sua madre la reggente Anna d'Austria e dal cardinale Mazzarino, vuole spettacolarizzare al massimo la riconcilizione e il perdono che magnanimamente concederà ai frondisti, alcuni dei quali suoi parenti stretti come il principe di Conti e il principe di Condè.
I festeggiamenti formalmente organizzati dal 3 al 5 giugno 1662 per celebrare la nascita del Delfino e diretti dal ministro Colbert saranno il trionfo del potere della monarchia, riaffermato e sintetizzato in modo perentorio nella persona di Luigi XIV.
Il carosello equestre iniziò con un lungo percorso di parata che si snodò dal Louvre passando per rue de Richelieu e de Saint Honorè, fino a raggiungere l'arena de les Tuileries. Tutt'intorno sono state erette su progetto dello scenografo Vigarani tribune in legno e magnifici palchi per ospitare la regina madre Anna D'Austria e la regina Maria Teresa.
I cavalieri furono divisi in 5 legioni, che rappresentavano i popoli più esotici e valorosi del mondo e della storia: i valorosi romani, con a capo lo stesso Luigi XIV; i Persiani, guidati dal fratello del re, i Turchi, a capo dei quali vi era il Gran Condè; infine gli Indiani e i Nativi d'America con a capo rispettivamente il Duca d'Enghien e il Duca di Guisa.
Tutti i cavalieri avevanosul loro scudo il motto che in seguito avrebbe contraddistinto Luigi XIV, "nec pluribus impar"(al di sopra di tutti gli altri), a simboleggiare la loro devozione personale e la sottomissione al potere del sovrano da parte di tutti i più bellicosi popoli della Terra.
La magnificenza degli abiti di Henry de Gissey, tempestati di centinaia di migliaia di piume d'ogni animale e completamente ricoperti di oro e pietre preziose nel caso dei comandanti delle legioni, si unì a quella della sontuosa musica composta per l'occasione dai migliori compositori di corte, tra cui Jean de Cambefort e Michel Lambert, ed eseguita da musici anch'essi a cavallo.Contribuisce alla "colonna sonora"dell'evento anche il giovane Jean Baptiste Lully, che proprio nel 1662 viene nominato direttore musicale della famiglia reale.
Furono organizzati anche giochi di destrezza per i cavalieri di più nobile rango, sulla scorta degli antichi tornei cavallereschi: tra questi il gioco degli anelli, in cui si doveva infilare la lancia al galoppo in un anello sospeso, o quello delle "teste" in cui sempre al galoppo si doveva colpire e far cadere la testa di un fantoccio dalle fattezze di turco o di Medusa.
Le cronache ci informano che il marchese de Bellefonds trionfò nel gioco delle teste mentre il conte di Sault fu colui che infilò più anelli alla sua lancia.
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