Le carte
Le carte da gioco hanno fatto la loro comparsa in Europa agli inizi del XIV secolo. In epoca anteriore non ne esiste alcuna traccia né nell’Egitto faraonico, né nell’antichità greco-romana e neppure nell’alto Medioevo. Sembra che le carte numerali siano nate in Germania con quattro colori e quattro segni, o semi: cuore, foglia, ghianda, campanello. La Francia li sostituì con cuori, fiori, quadri, picche. La Spagna soppresse le regine nelle figure, ma aggiunse i cavalieri ai re e ai fanti. In Italia si fabbricavano mazzi di cinquanta carte destinate all’istruzione dei fanciulli, con figure che rappresentavano le diverse condizioni e situazioni della vita. il Papa, l’Imperatore, l’Artigiano, il Mendicante, le nove muse, le sei virtù teologali, i sette pianeti.
L’origine
Il tarocco nacque in Italia. Quello più antico a Venezia: risale alla fine del XIV secolo, è di settantotto carte, tra cui ventidue trionfi, o arcani (carte vincenti che eliminano anche i re):
1) Il Giocoliere (o Bagatto) - 2) La Papessa - 3) L’Imperatrice - 4) L’Imperatore - 5) Il Papa - 6)L’Innamorato 7)Il Carro - 8)La Giustizia - 9)L’Eremita - 10)La Ruota della Fortuna - 11)La Forza - 12) L’Appiccato - 13) La Morte - 14) La Temperanza - 15) Il Diavolo - 16) La Casa di Dio - 17) Le Stelle - 18) La Luna - 19) Il Sole - 20) Il Giudizio - 21) Il Mondo
Infine Il Folle, o Matto, che è il ventiduesimo arcano e non è numerato. Questi arcani maggiori sono accompagnati da quattro serie di quattordici carte i cui simboli sono bastoni, coppe, spade, denari e comprendono re, regina, cavaliere, fante e le carte numerali, dall’asso al dieci.
All’inizio del XV secolo furono creati altri tipi di mazzi di tarocchi: il tarocchino di Bologna, di sessantadue carte, e le minchiate di Firenze, di ottantasette carte.
Le carte dei tarocchi furono usate per eseguire giochi di prestigio, ma solo intorno alla metà del XVIII secolo si diffuse la divinazione mediante le carte che, divenuta in breve molto popolare, acquistò la stessa autorevolezza delle altre arti divinatorie.
Conviene ricordare che in origine i tarocchi furono una variante dei naibi italiani; immagini educative per i fanciulli, che trasformate ed elaborate per gli adulti, divennero una serie di figure allegoriche destinate a fare dei solitari. Alcuni appassionati di occultismo, dotati di un’immaginazione troppo accesa, li interpretarono come i frammenti di un Libro Sacro composto dagli egiziani o dagli ebrei e trasmesso, successivamente, ai saraceni o agli zingari. Dal XVIII secolo si è quindi svolta una complessa elaborazione fantastica dell’interpretazione dei tarocchi, che hanno acquisito un valore divinatorio che in origine non avevano affatto.
Etteilla, il primo cartomante
L’inventore della cartomanzia fu Jean-Fran Alliette, che anagrammò il suo nome in Etteilla (1738-1791). Professore di matematica, si vantava di essersi dedicato a studi di magia fin dall’età di quattordici anni e citava costantemente i maestri dell’ermetismo. La sua prima opera, pubblicata nel 1770, Etteilla, Ou manière de se récréer avec un jeu de cartes, dimostra che, all’epoca, la cartomanzia era già praticata da numerosi dilettanti, ma che Etteilla era unanimemente riconosciuto come l’unico teorico di quest’arte.
Nel suo libro Etteilla rivela tutte le regole su cui si basava, usando le trentadue carte del gioco di picchetto, con l’aggiunta dell’Etteilla, carta bianca che rappresentava il consultante e che doveva essere posata, a lato, sulla sinistra. I diversi significati dipendono dal nome della carta, dal suo soprannome, dal numero, dal coup (interpretazione completa della sequenza di carte disposte sulla tavola), dal contre-coup (confronto di una nuova sequenza di carte con la precedente), dall’ensemble (interpretazione complessiva di tutte le figure), dal relevé (prendere una carta a destra e lasciarla cadere su quella di sinistra), dal néant (realtà che non esiste o che esce dai gioco). Inoltre una carta ha un significato diverso se è «diritta» o «capovolta» ossia se quando la si gira il suo numero appare in alto o in basso. Commentando il coup de 12, divinazione operata con una serie di dodici carte, Etteilla sostiene di essere in grado di praticare la cartomanzia a distanza: « Ho fatto le carte a persone molto lontane, per corrispondenza, interpretando una determinata disposizione di carte che mi veniva descritta in una lettera ». Successivamente nel suo volume Le Zodiaque mystérieux ou les oracles d’Etteilla (1773) rivelò l’intenzione di creare un calendario perenne che permettesse di individuare i mesi benefici e i geni protettori.
Nel 1782 Court Gobelin in un saggio storico sostenne che i tarocchi erano frammenti del libro egiziano di Toth. Etteilla, che non condivideva alcune interpretazioni di Gobelin, rispose pubblicando La Cartomancie égyptienne ou les Tarots, ma i censori regi imposero all’editore un titolo diverso: Manière de se recréer avec le jeu de cartes nommées tarots (1783). Questo libro diede la notorietà a Etteilla, perché riteneva di rivelare in esso la chiave interpretativa dei settantotto geroglifici contenuti nel Libro di Toth. Le carte dei tarocchi sono i capitoli di questo libro scritto da diciassette magi ed egli, Etteilla, iniziato « alle alte scienze dette occulte, che professa ininterrottamente da trent’anni », è riuscito a ricostituire « il gioco del Tharot o gioco regale della vita umana», di cui si valevano i sacerdoti egizi nelle loro divinazioni. Da quel momento Etteilla si sarebbe definito « un autentico mago-cartomante ». La sua fama divenne tale che Madame Leblanc, allieva di Rameau, intitolò una sua romanza Etteilla ou le devin du siècle.
Una professione redditizia
Etteilla fu il primo a trasformare la cartomanzia in una lucrosa professione: pubblicò infatti le sue tariffe: « Se qualcuno desidera scrivermi o parlarmi a viva voce di scienze occulte, dovrà pagarmi, per il tempo che impiego a rispondergli, 3 lire. Per avere lezioni di magia pratica, la tariffa è la stessa. Per l’oroscopo, invece, sale a 50 lire. Infine per consultarmi dopo la compilazione dell’oroscopo o l’interpretazione delle carte, la tariffa è di altre 3 lire ». Esigeva una cifra che oscillava fra gli otto e i dieci Luigi « per creare un talismano personale con la descrizione scritta delle sue proprietà e del genio protettore del consultante », e trenta lire al mese « per essere il medico spirituale di una persona, ossia diventare il suo indovino per tutta la vita, così da guidarlo verso la serenità più completa, senza ricorrere ad alcun medicamento ». Vendeva inoltre carte divinatorie di sua invenzione, come il gioco di quarantadue tavole di cui Le Petit oracle des dames espone i diversi metodi per usarlo.