La raffinata arte del confettare le mandorle, ovvero di ricoprirle con uno spesso e liscio strato di glassa dura, ha origine in Italia, terra ove le mandorle sono presenti dai tempi più remoti, e viene fatta risalire al XV secolo, quando lo zucchero (ingrediente indispensabile per la copertura) viene importato in Europa dalla Indie Occidentali.
Lo zucchero veniva fatto sciogliere lentamente in paioli di rame in cui venivano calate le mandorle: un moto circolare e costante del paiolo, impresso manualmente tramite apposite maniglie e manovelle per ore ed ore di seguito, permetteva di ottenere una copertura liscia e uniforme. Seguiva poi l'asciugatura e il raffreddamento in altri appositi paioli rotanti non riscaldati.
L'elevato costo di un Ingrediente raro come lo zucchero insieme alla lunghezza e alla complessità della lavorazione hanno subito fatto dei confetti una prelibatezza preziosa, associata a momenti di festa e propiziatoria di abbondanza e felicità. Già nel '500 infatti presso le corti italiane si ricevevano gli ospiti più illustri con coppe piene di confetti, sempre presenti anche ai ricevimenti per i festeggiamenti dei voti di monache o sacerdoti di famiglie illustri. Alla fine del XVI secolo risale anche l'uso nuziale del confetto: i futuri sposi si scambiavano cofanetti colmi di confetti ed altre preziose prelibatezze e al momento del rito il coniuge porgeva alla futura moglie la così detta coppa amatoria, ovvero un piatto in ceramica pieno di confetti bianchi, segno di purezza e augurio di prosperità.
Il confetto, dolce dell'Italia barocca
Durante il XVII secolo il confetto consce una delle sue stagioni più brillanti: i processi di preparazione vengono perfezionati ed aprono i primi laboratori per la preparazione industriale, soprattutto nella zona in Abruzzo e in Campania.
Si dà il via anche alla produzione di confetti artistici, come quelli colorati di Andria, realizzati a forma di animaletti, cuori, soli e lune e lanciati a Carnevale come coriandoli propiziatori di abbondanza e fertilità, o come quelli di Sulmona, confezionati in carte colorate e montati in coreografiche composizioni floreali sostenute da fil di ferro.
In tutta Italia, tra '600 e '700, si vanno affermando specialità confettate che valorizzano gli ingredienti locali e allietano le feste comandate, come ad esempio il confetto "di Natale" di Genova, aromatizzato con scorzette di arance della riviera.
La bomboniera
La parola bomboniera deriva daL termine francese bombonniere, ovvero "confanetto" per caramelle e confetti, vere "perle" gastronomiche. Nel '600 in Francia le dame e i nobiluomini usavano portare sempre con loro questi cofanetti sontuosi e riccamente cesellati per fare sfoggio della loro ricchezza offrendo ricercatezze dolci e confetti.
Anche in Inghilterra è presente l'usanza di sfoggiare le "sweet boxes" e la raffinata ricercatezza di questi oggetti e del loro contenuto è testimoniata dal fatto che la regina Elisabetta I nel 1574 ricevette ben 10 di questi cofanetti colmi di confetti come dono bene augurale per il nuovo anno.
L'abitudine di considerare la bombonniere come raffinato regalo si consolida alla corte del Re Sole, dove il re lancia la moda di regalare splendidi cofanetti di dolcezze in segno di riconoscenza o di buon augurio in vista di matrimoni o nascite. Ovviamente l'usanza si diffonde in tutta la corte e nasce l'arte della bomboniera, che viene proposta in varianti sempre più ricche e originali, spesso personalizzata con dediche e iscrizioni "ad hoc". Particolarmente gettonate sono quelle in madreperla, in avorio dipinto, tempestate di smalti e dorature in oro. L'uso della "bomboniera" nuziale si è già consolidato quando nel 1792 Goethe regala un cofanetto di confetti a quella che sarebbe divenuta sua moglie.
Tuttavia per l'accezione moderna di bomboniera intesa come dono agli invitati di una cerimonia bisognerà attendere il 1896 e il matrimonio tra Vittorio Emanuele di Savoia, principe di Napoli e futuro re d'Italia, e Elena di Montenegro. In quella occasione agli illustri partecipanti fu fatto dono di una scatolina in argento, tonda, con inciso in smalto a fuoco il monogramma degli sposi a ricordare la grandezza dell'evento.