L’origine del vino detto Champagne si deve alla spinta di Enrico IV per la produzione della zona vicino alla capitale francese ed alla prima guerra dei vini che portarono ad una competizione tra produttori specialmente per primeggiare con i vini rossi di Borgogna.
I produttori della famosa zona di Francia furono particolarmente innovativi nello sperimentare in particolar modo sui colori fino a produrre vini detti grigi.
Questo vino quasi bianco, era ottenuto con particolari accorgimenti e precauzioni, specialmente al momento della pigiatura. Ci si accorse che oltre ad essere eccellente era effervescente. Non solo, ma riprendeva a fermentare al primo ritorno del caldo, dopo il letargo dei mesi invernali. Cosicché, imbottigliato alla fine dell’inverno, diventava spumante e riusciva a conservare tutta la sua spuma.
Dom Perignon
E’ curioso constatare che il vino destinato a rallegrare ogni riunione mondana, ad essere da supporto a ogni convegno galante ebbe la culla nella calma serafica e meditativa delle cantine di un convento benedettino.
Se un giorno dell’anno del Signore 1668 il priore dell’abbazia di Hautvillers non avesse nominato «cellerario» il monaco dom Pérignon, uomo di grande cultura che, secondo le norme benedettine, si dedicava a studiare e insegnare l’enologia, forse l’epopea dello Champagne non si sarebbe svolta e certamente il destino di questo vino sarebbe stato radicalmente diverso.
I vigneti dell’abbazia, abbastanza estesi, divennero il suo piccolo regno, e fu la perfetta conoscenza dei pregi e delle virtù di tutte le qualità di uva che vi erano coltivate, a provocare il miracolo. Si dice che sia stato questo monaco a mettere dentro lo Champagne le famose bollicine.
Verso il 1640 iniziò l’uso di produrre vini piuttosto chiari, spesso frizzanti ma è solo Nel 1660 che Dom Pérignon inventa il méthode champenois, a partire dal XVIII secolo il vino Champagne sarà spumante.
Il merito di Dom Pérignon fu di mescolare con grande abilità i prodotti dei diversi vigneti (l’assemblage) che forma tuttora le cuvées delle Maisons; una tecnica che, dopo tre secoli, è tuttora vigente nella Champagne.
Dom Pérignon, il cui nome a ogni salva di tappo sarà perennemente ricordato, non intervenne a modificare un processo naturale già conosciuto, ma riuscì mirabilmente, con il miglioramento qualitativo e con l’espediente tecnico dell’uso dei tappi di sughero a fare del prodotto Champagne una novità presto ambita dai già raffinati estimatori dell’epoca.
La fortuna del vino ecclesiastico
Alla base del successo improvviso di questo vino ci fu una ragione economica molto semplice, il cantiniere Dom Pérignon realizzò i migliori prodotti, e a minor prezzo, di tutta la Champagne.
La convenienza di questo vino era di origine politica, infatti i vini del monastero di Hautvillers erano esenti dalle tasse sulla vendemmia e sul trasporto che i commercianti laici erano costretti a pagare.
Il vino di dom Pérignon divenne ben presto famoso non solo in tutta la Champagne ma anche a Parigi, dove prìncipi e nobili se lo contendevano per le sue virtù. Certamente l’umile e santo monaco di campagna non avrebbe approvato lo smodato uso fatto a corte, non certo praticante dei dettami religiosi, del dissoluto duca di Orléans, reggente di Francia dal 1715 al 1723. Dom Pérignon aveva varcato le soglie del successo, un successo vero.
I segreti
Il grado di trionfo che questo vino spumante ebbe in maniera addirittura folgorante è dato dai molteplici tentativi di imitare l’autentico prodotto dell’abbazia, e ciò attraverso le più astruse ricette «segrete», che venivano naturalmente attribuite al grande iniziatore. Ma questi sterili tentativi erano destinati a fallire, mentre già pochi anni dopo la morte di dom Pérignon il commercio dello Champagne assunse notevole importanza. Ormai la maggior parte dei bevitori di Champagne gris lo preferivano spumante.
Il nome Champagne indicava già esclusivamente questo tipo di vino; ormai i vignerons, con sempre maggiore abilità e cure, imbottigliavano il vino durante la prima luna di marzo dopo la vendemmia, in modo che divenisse spumante.
Il trionfo
Il Settecento decretò la gloria dello Champagne e la sua richiesta si fece tanto pressante, che i commercianti non esitavano a forzare i blocchi più rischiosi pur di far pervenire a destinazione la preziosa merce. Da quel momento tutti i grandi avvenimenti dell’epoca e per il futuro saranno salutati a salve di Champagne, per festeggiare inaugurazioni di ogni tipo e genere e festeggiare qualsiasi cosa e non certo meno importanti matrimoni e battesimi.
Quando le grandi navi passeggeri solcavano gli oceani, una bottiglia di Champagne pensava al battesimo, e tuttora l’anno nuovo è universalmente salutato a salve di questo vino. Il tempo dirà se lo Champagne ha già toccato l’apice della sua straordinaria fortuna o se il destino gli sta preparando strade sempre più luminose, lastricate di fiori e di trionfi.
I requisiti
Lo Champagne, per esser tale deve rispondere a tre precisi requisiti:
1. deve provenire da zone vinicole ben delimitate nella regione della Champagne, in Francia;
2. deve nascere in un terreno privilegiato da vitigni « nobili » selezionati di Pinot (nero), Meunier (nero), Chardonnay (bianco);
3.deve essere vinificato secondo precise regole e rigorose tecniche derivate da antiche conoscenze professionali e sancite dalla legge. Il vino è reso spumante attraverso il metodo detto «champenois» e l’insieme delle operazioni deve essere praticato nella stessa regione della Champagne e, infine, essere immesso al consumo non prima di un anno di permanenza in bottiglia.